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Ecco come si è svolta la serata: dopo un’ ampia introduzione con riferimenti, anche non propriamente letterari, all’attualità, ricchi di sottile satira politica, Benigni si è cimentato con successo nella spiegazione delle celebri terzine, sottolineando come il canto in questione possa essere considerato, per l’intensità di sentimenti dei due protagonisti, il canto dell’ amore che è anche la causa della loro collocazione nel girone dei lussuriosi dell’ Inferno. Tuttavia Benigni dimostra come, in realtà, tutta la Divina Commedia, scritta da Dante per l’umanità, sia un’opera d’amore: infatti in ogni canto si può ritrovare il “sorriso” del poeta fiorentino, il suo desiderio di poter giovare all’uomo attraverso i suoi versi, la determinazione con cui ha perseguito i suoi ideali e la sua profonda fede. Lo spettacolo ha raggiunto il momento più toccante e “drammatico” proprio sul finale, quando il comico, vestendo i panni dell’attore, ha declamato il canto a memoria, come se stesse recitando, suscitando grande pathos, dovuto senza dubbio anche alla giusta atmosfera creata da una calda luce rossa ( simbolo della passione, dell’amore). Sicuramente, in quei brevi minuti, ciascuno ha potuto “catturare” la profonda ammirazione che Benigni nutre per Dante; forse anche per l’inconfondibile accento toscano, si aveva proprio l’impressione di essere di fronte a “Dante redivivo”. Francesca Pastorino |