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In virtù di che cosa?


Ho appena finito di studiare Dante, sono le nove e mezza e ho finalmente digerito la pasta al forno della nonna. Vorrei tanto andarmene a dormire (questi week-end sono micidiali), ma mi resta da scrivere l’articolo del giornalino! Perfetto: hai avuto due settimane di tempo e ti riduci alla sera dell’ultimo giorno! Viene spontaneo fare un esame di coscienza e mi chiedo come ho trascorso il tempo negli ultimi due giorni: sono uscito con gli amici, sono andato al cinema, ho giocato un po’ alla play e infine ho pure studiato! Ok, sono a posto, non c’è stato tempo per il giornalino. Ma su cosa scrivo l’articolo? Non è facile concentrarsi, Dante continua a girarmi per la testa…

Qualche tentativo e salta fuori la parola “virtuoso”…

Inizio a farmi delle domande: Chi ha deciso cosa è un comportamento virtuoso e cosa non lo è? Non è una domanda banale e, sebbene sia stanco, non lo sono ancora abbastanza da delirare. Indubbiamente è più approvata una persona che fa del bene agli altri, che un egoista, però poi in pratica la maggioranza si riduce ad essere egoista (anche per esperienza personale); oppure tutti ritengono che sia migliore una persona onesta, ma poi preferiscono semplificarsi la vita con una piccola bugia.

Non si può fare a meno di notare un abisso fra il bisognerebbe e il bisogna, tra l’atto pratico e l’atto teorico. Nessuno è orgoglioso e fiero di non seguire le “buone regole del vivere civile”, anche se in compenso ormai, diciamocelo, di essere “bravi ragazzi” non gliene frega più niente a nessuno (naturalmente con le dovute eccezioni, io generalizzo, mi riferisco alla norma condivisa dalla maggioranza, logico che poi ci siano ragazzi/e molto perbenisti, quanto altri orgogliosi di trasgredire).

Generalmente in ognuno di noi è presente un elenco, impresso nella mente, dei valori etici intoccabili, per cui anche se io mento, mi arrabbio se scopro che qualcuno ha usato la stessa “cortesia” a me, se fumo mi stupisco se vedo un ragazzino fumare ecc. ecc. Questo mi fa pensare che le virtù non siano qualcosa di oggettivo, immodificabile e inossidabile nell’animo umano, nel tempo e nelle società.

Ma continuando la mia riflessione, dovrà esserci un motivo per cui una scala di valori così contraria alle nostre naturali inclinazioni è saltata fuori…. Queste virtù (essere fedele, essere sincero, essere caritatevole) appaiono non convenienti per l’ individuo che le mette in pratica, ma si riflettono sulle persone che interagiscono con lui. Questo è un risultato del vivere in società, probabilmente queste virtù ci sono state insegnate fin dalle prime civiltà, perché ognuno facesse ciò che era più utile agli altri, e quindi ricevesse indirettamente le stesse attenzioni dal suo “prossimo”. Un perfetto meccanismo a incastro, ma con qualche anello debole: se un individuo non è convinto della validità di queste virtù comincia a minare l’unità della catena.

Qualora un individuo cambi il soggetto delle sue “azioni”, che prima era identificabile nel “prossimo”, spostandolo su se stesso, riceverà un beneficio finché gli altri attorno a lui continueranno a comportarsi come prima, ovvero dedicandogli sempre le stesse attenzioni anche se non corrisposte. Ma la pazienza non è infinita, e prima o poi i suoi “vicini”, per rimediare alle carenze, cominceranno ad accentrare a loro volta le loro attenzioni su se stessi, instaurando un circolo vizioso.

Questo meccanismo non risultava essere un problema in passato perché le autorità del tempo provvedevano ad inculcare negli individui la convinzione della positività di tali “virtù”, presentando esempi positivi o immagini di società perfette composte da persone animate da tali valori, e se qualcuno sfuggiva a questo bombardamento veniva “moralmente emarginato”. Ma allora cosa è cambiato oggi? Niente di particolare, in noi trasmesso dalle nostre famiglie e spesso anche nelle scuole vengono impressi questi valori, ma i mass media e le autorità non svolgono più il loro ruolo. Mi spiego meglio: se al tempo dei Greci e dei Romani (tanto per citare due società) erano raccontate le storie d’Edipo o di Muzio Scevola ed erano condannate delle persone con l’accusa di “aver corrotto i giovani” (magari poi anche a torto come nel caso di Socrate), ora la tv ci presenta immagini di politici che fanno il segno dell’ombrello in mondovisione alla caduta del governo, presidenti del consiglio che fanno le corna nelle foto, o risse verbali degne di un saloon western in prima serata, naturalmente senza alcuna ripercussione sulle persone in questione.

Come risultato viene a formarsi il ritratto di un uomo che sa cosa sarebbe meglio per la società, ma fa ciò che è meglio per se stesso. Ne emerge una mancanza di coerenza, qualità necessaria al benessere: non si può pensare in un modo e agire in un altro, o si è codardi o masochisti.

Dovrei arrivare finalmente ad una conclusione, ma la verità è che non me ne viene in mente nessuna, oggi ne ho già sparate abbastanza anche senza stare a inventarmi una soluzione al problema della crisi dei valori morali… ci manca solo che tratti della guerra e della fame nel mondo e sono a posto.

Comunque alla fine di questo articolo mi sento un po’ più soddisfatto di me ( non perché sono riuscito a riempire due pagine di vaneggiamenti), ma come sempre quando si trova qualcosa a cui dare la colpa per i propri difetti, ci si sente sempre meglio … Chissà magari prima o poi si arriverà a un investimento dei valori per cui diventerà giusto pensare solo a se stessi oppure, per volerne fare una lettura positiva, al giorno in cui scopriremo che non è possibile essere felici da soli…. Chissà, forse a qualcuno importa!!!

Lorenzo Garofalo